Benvenuti al diciottesimo episodio di Storie con mio figlio.
Il Natale è il tipico portatore di dilemmoni da genitore: quanto ci dobbiamo uniformare al clima di festività? Cosa raccontare ai propri figli o ai bambini che seguiamo per aiutarli a interpretare la pressione comunicativa di questo periodo? Se e come introdurre il contesto religioso? In questo episodio mi sono concentrato su Babbo Natale e i regali, il personaggio di Gesù lo affronterò in uno dei prossimi episodi.
Prima vorrei ringraziare di cuore Lidia e Gabriele che sono stati rispettivamente la prima abbonata annuale e il primo abbonato Founding member, questa loro fiducia immediata è preziosa per me. Infine, un benvenuto alle nuove iscritte Viola e Federica.
Io e mia moglie non abbiamo mai parlato a mio figlio di personaggi portatori di regali come Babbo Natale, Gesù bambino o la Befana. La domanda è spuntata perché, come forse ricorderete, due settimane fa siamo andati ad Introbio e mentre facevamo colazione al calduccio nel pub in centro paese, è piombato dentro un duetto di cornamuse seguito da un Babbo Natalone, che elargiva caramelle (foto sopra). La sua figura ben fatta e straordinaria ha generato la domanda serale di mio figlio: “ma Babbo Natale è vero?”.
Lì per lì mi son detto che valeva la pena divertirsi e abbiamo fatto un’improvvisazione in cui io ero Babbo Natale ed entravo di notte cercando di non svegliarlo. Poi gli ho chiesto di darmi un giorno di tempo, gli avrei raccontato la vera storia di Babbo Natale la sera dopo. Ho guardato su internet per tracciare le diverse origini di questo personaggio e la sera mio figlio puntuale mi ha chiesto la storia, che potete ascoltare nel podcast.
La storia
Nel dialogo che ascolterete ho provato a illustrare a mio figlio come una storia sia in realtà l’intreccio di varie storie, dalla venerazione per San Nicola, alle feste dei Saturnalia romani, al periodo del Solstizio d’inverno, alle storie degli gnomi del nord europa, sino all’esplosione del Babbo Natale commerciale americano. Abbiamo anche parlato delle origini della tradizione dell’albero di natale, altra cosa molto affascinante. Nel podcast ho cercato di raccontare un po’ anche l’origine del gesto di scambiarsi i regali, spero riusciate a prendervi il tempo di ascoltarlo, è interessante anche per noi adulti.
Il retroscena educativo
Io e mia moglie non avevamo concordato esplicitamente di non raccontare a nostro figlio storie di personaggi che portano i regali, è successo e basta. Riflettendo insieme l’altra sera sul perché, sono uscite due motivazioni: la prima è che cerchiamo di trattarlo sempre con rispetto, e questo secondo noi include anche il non intortarlo con una storia che poi si rivelerà falsa.
Se lo si desidera, si può comunque creare uno spirito di festività cercando di raccontargli storie belle che vadano alle origini di questa festa. La “magia” di questo momento non passa solo attraverso il credere che qualcuno di notte entrerà dalla finestra, ma nel fascinare il bambino con racconti tramandati e nell’andare alle radici di questi racconti, che sono spesso legati alla natura, dunque a qualcosa che si può toccare, vivere e che può emozionare: per questo durante il podcast ho cercato di dare concretezza parlando della nostra amica Angela che ha una fattoria, capirete ascoltandolo; per questo vorrei leggergli un libro che mi hanno consigliato in tanti, che avvicina ai miti natalizi dei paesi del nord, “Natale nel grande bosco” di Ulf Stark.
La seconda motivazione è legata alla dinamica dei regali: Babbo Natale - Gesù bambino - la Befana ti portano i regali SE fai il bravo. Questo messaggio a livello educativo è secondo noi, e a detta di molti studiosi, un meccanismo che crea nel bambino una motivazione estrinseca: lo spinge a focalizzarsi sul risultato , sull’ottenimento del premio, invece che sul contenuto, sull'intrinseco valore morale di una scelta o comportamento, generando ipocrisia, lo spinge a vestire un determinato comportamento con il mero fine di ottenere un giocattolo. Per non parlare poi di quello che questo "deal", questo accordo tra genitori e figli ( o educatori-educati) sottende: ti premio se mi mostri obbedienza, vanificando sul nascere l’emersione nel bambino di capacità legate al dialogo, all’ascolto reciproco, alla gestione del contrasto: io bambino non sono spinto a concentrare la mia attenzione sul perché tu adulto mi proponi una scelta come migliore di un'altra, né mi sforzo di capire e raccontarti perché non sono d'accordo con la tua proposta: con l’accordo che mi proponi (se fai quello che dico io ti do un giocattolo), m’insegni che il fulcro della mia attenzione dev’essere l’ottenere o meno il giocattolo, che non vale la pena stare a disquisire sul merito, sul perché per me è sbagliato quello che per te è giusto. Allora io bambino sto razionalmente al patto che mi proponi, ti assecondo e non mi sforzo di andare a fondo sulle ragioni tue e mie e peggio, faccio finta di essere d’accordo pur di avere l’agognato trenino da Babbo Natale.
Sul fronte della motivazione instrinseca vis estrinseca legata ai premi, ancora una volta consiglio il libro per me cruciale di Alfie Kohn “Amarli senza se e senza ma”.
L’avventura
In questo periodo natalizio ho messo uno stand by alle passeggiate in natura visto che siamo tutti presi, ma si tratta solo di aspettare qualche settimana, vi confermo sempre che a inizio nuovo anno andremo a fare la Greenway sul lago di Como con i nostri amici di Como e siete tutti invitati a venire con noi, qui trovate qualche foto di quei luoghi magici.
Vi lascio al podcast, a sabato prossimo!
Francesco
Ps: se ti è piaciuto questo episodio, puoi aiutarmi a condividerlo con chi ancora non lo conosce e potrebbe essere interessato usando il link qui sotto.
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