Perché è importante un tuo rifugio in natura + Valsassina 23/25 aprile
una proposta di giro nella vicina Valsassina, l'importanza di una relazione familiare con una natura selvaggia precisa, e un frammento di storia ambientato sul terreno segreto di un amico.
Benvenuti al trentesimo episodio di storie con mio figlio.
Il retroscena educativo
sull’importanza di avere un territorio nostro e di riappropiarci del tempo contemplativo
E’ importante avere un territorio realmente naturale, diciamo selvaggio, che sentiamo come nostro, in cui creiamo una familiarità, un’affezione con i territori, attraverso una
lenta conoscenza. Per noi questa zona è la Valsassina, e forse in particolare i sentieri che salgono sul lato destro d’Introbio, che nel tempo abbiamo fatto e rifatto, ma che potenzialmente vanno avanti per tanto, permettendo un’esplorazione in natura anche di giorni e giorni, permettendo alla nostra mente di riposare in un senso di non finito, circondati dalla natura che con lentezza rumina le cose, dalla sua spoglia bellezza. Questo legame ombelicale con una natura nostra è un sentimento essenziale da trasmettere a un bambino, perché i boschi, la natura estesa ci raccontano il segreto della vita come nessun altro1.
Un senso di rifugio in una natura nostra ci permette di uscire fuori dal tempo, da un certo tipo di concezione del tempo, quello che ticchetta soggiogandoci e non permettendoci mai di contemplare, arte in cui invece sono maestri i bambini. Ci riconnette con un tempo che ha a che fare col il senso di eterno, di flusso ininterrotto, di scansione temporale data dal dolce calare della luce e dal variare dei rumori del bosco. Tutto molto lontano dal tempo artificiale, meccanico a cui siano quotidianamente sottoposti, e più reale di questo. Un approfondimento bello sul tema del tempo Kronos (quello artificiale, degli affari, della quotidianità) vis tempo Aion (quello sacro, eterno, dei miti e delle fiabe) lo fa Giorgia Grilli in “Di cosa parlano i libri per bambini”, edito da Donzelli. Questa idea di tempo altro non è nulla di astratto, né di vago. I bambini ne fanno esperienza tutte le volte che li vediamo assorti, imbambolati, quando gli diciamo di ritornare nel nostro tempo del “è tardi, sveglia”, ed è il tempo che sentiamo anche noi quando, immersi da soli in mezzo alla natura, sentiamo venire alla mente immagini di altre nature vissute in passato, viaggiamo con la mente e tutto pare fermarsi, i pensieri di ieri si mischiano con quelli del futuro, la natura silenziosa ci sveste, lasciando cadere qualche maschera.
La casa sull’albero
Ho un ricordo di una casa sull’albero che c’era nel giardino della comunità di Villapizzone, a Milano, da bambino la guardavo e sognavo di nascondermi, di rifugiarmi là, dove più nessuno mi avrebbe visto. Lì sopra avrei potuto sparire e avrei potuto invitare chi avrei voluto, come un segreto, un regno lontanissimo condiviso con chi desideravo, un rifugio integrato alla natura, una barca che segretamente mi avrebbe condotto dove sapevo solo io. I bambini provano un grande piacere nello sparire, nel nascondersi e non essere trovati, lontani dalle pressioni del vivere sociale, e avere un rifugio vero in natura (che sia una casetta o anche solo un territorio con cui abbiamo familiarità e a cui torniamo spesso) risponde a questo bisogno primordiale che tutti, bambini e bambini cresciuti, abbiamo.
Il rustico di un amico
Un nostro caro amico da un annetto ha preso un rustico sperduto tra laghi e monti (foto sopra). Difficile da raggiungere, ancora da sistemare, è l’ultimo del sentiero, ci passa ben poca gente. E’ un luogo libero dove poter sfogare la propria creatività lontani dal giudizio, dagli occhi degli altri, per poter essere finalmente connesso col proprio essere bambino.
La storia
Nei racconti che creo con mio figlio ci sono spesso rifugi, salite sugli alberi, boschi s-conosciuti, mischio spesso luoghi da vedere con altri familiari. Qui sopra c’è un estratto di un racconto su cui sto lavorando, registrato insieme a mio figlio quando aveva 3 anni. Una comitiva di bambini e adulti capeggiata da uno strambo pilota tedesco sta scendendo dalla Valsassina e prima di sbucare sul Lago di Como all’altezza di Bellano, si fermano sul terreno arroccato del nostro amico.
Ps: se avete iniziato ad inventare storie insieme ai vostri figli, scrivetemi per raccontarmi come va!
L’avventura
Questo weekend dovremmo tornare in Valsassina, andremo forse anche a far visita al terreno arroccato sopra Bellano di un nostro amico, poi insieme a una nostra amica scozzese in visita in Italia passeremo ad Introbio e faremo un giro per i boschi sopra il paese. E’ tutto ancora in forse, chi volesse fare un salto mi scriva, dovremmo andare nei giorni tra il 23 e il 25 aprile.
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Sto leggendo un libro, “Pedagogia nel Bosco” di Selima Negro edito da Terra Nuova, dove si racconta di come la familiarità con un ambiente selvatico sia fondamentale per sviluppare una pedagogia legata al bosco. Non si tratta di andare nello stesso posto tutti i giorni, ma di avere un’immersione nel selvatico “non solo dal punto di vista del tempo (delle ore, nota mia), ma dei tempi: per avere cognizione dei cicli vitali e dei processi di trasformazione del mondo in cui viviamo dobbiamo sperimentarli in ogni stagione e con ogni tempo atmosferico. La pioggia, la nebbia, il buio, il sole, modificano e arricchiscono la nostra esperienza del mondo, le nostre percezioni, il nostro sentire. Come si modificano i colori, i materiali, i suoni nelle stagioni e con diversi tempi atmosferici? Uscire solo con il sole significa rinunciare a conoscere il nostro mondo nella sua varietà e ricchezza, è vedere solo un lato delle cose e rimanere ciechi a tutto il resto. Il freddo, il ghiaccio, il vento sono occasioni di scoperta e apprendimento, di sperimentazione e divertimento”. Questa verità l’ho notata quando abbiamo cominciato ad andare ad Introbio non solo d’estate: ho cominciato a stupirmi di come il paesaggio mutasse radicalmente, dal trionfo di verde estivo alla spogliezza invernale, coi sentieri sporchi di neve, per non parlare dei colori e delle cadute dell’autunno, ma anche delle nubi basse d’inverno, quegli odori che non sono quelli dell’estate.