Storie con mio figlio
Storie con mio figlio
Danny e il fiore della Val d'Intelvi
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Danny e il fiore della Val d'Intelvi

un audiolibro da leggere o ascoltare - durata circa 60 minuti - da leggere anche un capitolo a sera

Danny  vive con sua mamma in una casetta in Val d’Intelvi, tra  prati, boschi e montagne. Nel giorno in cui il suo amico V  viene a pranzo, la neve comincia a ricoprire tutte le cose. L’arrivo dell’inverno regalerà ai due amici esperienze indimenticabili: l’amicizia con un’anziano fiore di montagna, con un volpino intrappolato nella neve e  un’avventura sulle cime degli alberi, in compagnia di un uccellino furbetto.  Cosa farà la mamma quando Danny si affezionerà a un orso? Riuscirà V ad aiutare il suo amico nel momento più drammatico? Quando la neve ricomincerà a cadere, i cuori delle persone saranno un po’ cambiati.

Introduzione

Da quando ho iniziato a creare storie insieme a mio figlio cerco di scegliere  luoghi che mi piacerebbe scoprire presto insieme a lui (la Val d’Intelvi in questo caso) che siano  vicini a luoghi che già conosce (il lago di Como) in modo da consentirgli di seguire il dipanarsi del racconto un pò con gli occhi dell’esperienza, un po’ con quelli dell’immaginazione.  Lo stesso approccio cerco di usarlo nel decidere quello che accadrà, mischiando  esperienze  che ha già fatto ( andare in montagna, nei boschi) con altre che vorrei facesse (vedere animali selvaggi): in sostanza tendendo la storia tra  il vissuto e il desiderato.   In questo realismo entrano  pochi ma significativi fatti fantastici, spesso proposti da lui.   Raccontare partendo  da luoghi ed esperienze già vissute rende le storie vivide ai suoi occhi, quasi toccabili. Se s’impasta il vissuto col  desiderato e vi si butta dentro il fantastico,  il  racconto diventa un talismano prezioso che il bambino potrà tenersi in tasca nell’avventura della crescita. Il fantastico gli insegna il coraggio d’immaginare la forzatura del limite, la fantasia e la metafora come arnesi da maneggiare senza paura: scoprendo che ciò che la sua  fantasia concepisce diventa parte di una storia narrata, il bambino (e il genitore) fa esperienza di libertà e di autodeterminazione della propria visione.  Credo sia fondamentale che i genitori costruiscano storie insieme ai figli, tutti i giorni o quasi. Si può partire da qualsiasi cosa: da un episodio appena successo al parchetto, da loro suggerimenti (ogni tanto mio figlio mi fa le ordinazioni degli ingredienti che devo mettere nella storia: una lamborghini, una ferrari, un trasportamacchine, una volpe, un temporale..). Ogni tanto mentre stiamo  costruendo una storia possiamo rallentare  e   chiedere loro  “e poi, cosa succede?”. All’inizio le proposte saranno poche, dopo un po’ però il bambino si sentirà autorizzato a contribuire alla tessitura del racconto, introducendo colpi di scena che lo rivitalizzano e che aiutano noi genitori ad avere coraggio: mio figlio spesso inserisce incendi, temporali,  macchine rally che arrivano ma pure cose che non avrei mai concepito da solo: raccontando di una storia in Sicilia (luogo in cui di lì a poco saremmo andati), mi ha detto che l’Etna eruttava dei tonni con la coda infuocata, dando una direzione nuova e magica alla storia , consentendomi di esplorare zone della mia fantasia che avrei avuto remore a percorrere: un'esperienza appunto di libertà. E’ bello e importante leggere libri di grandi autori ai bambini, ma cominciare a creare i propri racconti quotidiani insieme a loro è un’esperienza magica ed intima che vi consiglio  d’intraprendere: mentre siete a tavola, mentre fate il bagno insieme, quando è arrabbiato, potete estrarre la domanda magica: “raccontiamo una storia?”.

Il permettere l’interruzione della storia è poi una pratica molto sana, il bambino realizza piano piano che possiede voce in capitolo nella costruzione della lettura della realtà: ricordo che una volta mio figlio mi ha interrotto con decisione, segnalandomi che la storia non andava in quella direzione, e ha cominciato a raccontare lui, compiendo lo scarto dalla passiva richiesta d’inserire degli ingredienti,  al mettere in dubbio l’attendibilità, l’autorevolezza del mio racconto, fino a decidere di assumersi  per un pezzo del tragitto gli oneri della narrazione.  

Un’ultima riflessione sull'uso nella storia di elementi considerati inadatti ai bambini. Nel racconto orale che ha generato questo scritto, dissi a mio figlio che un bambino porta a casa di un altro bambino per pranzo una gallina del loro pollaio, appena uccisa. La parola “uccisa” l’ho poi rimossa perché era inutilmente violenta. In linea generale però credo che ai bambini non vada celato nulla, e le storie sono  una preziosa occasione per introdurre temi  forti e spigolosi mettendoli in un contesto.  Quando raccontai della gallina uccisa a mio figlio, lasciai volutamente una pausa ed emerse quasi subito la sua  domanda: 

Allora avevano preso una gallina e l’avevano uccisa 

E la stavano portando su per mangiarla insieme a loro 

(pausa)

Perché?

E perché volevano mangiare insieme

Perché  l’hanno uccisa?

Eh perché le galline devi ucciderle per mangiarle 

Perché? 

Eh perché si

Non puoi mangiarle vive

Perché non puoi mangiarle vive?

Perché se le mangi vive 

Sono crude e poi a loro fai molto male se le mangi vive 

Invece prima le uccidi e poi dopo le mangi.

Questo è il botta e risposta tra me e mio figlio, la narrazione poi è ripresa.  E’ importante lasciare delle pause giuste dopo i punti che sappiamo essere per loro nuovi e sensibili. Ciascun  genitore replicherà ai dubbi dei propri figli con la sua sensibilità.  La cosa da tenere d’occhio è che il botta e risposta sia vivificato dalle domande del bambino, non soffocato dalla lezione del genitore. Se permettiamo il sorgere spontaneo di queste interruzioni la storia non sarà subita e il bambino farà una scoperta destabilizzante e creativa: che il racconto è sempre qualcosa di parziale, questionabile, criticabile. 

Qualche considerazione tecnica: questo è un racconto pensato per essere letto ad alta voce. Solo così hanno senso alcune ripetizioni, suoni onomatopeici. I frequenti colpi di scena sono pensati per intrattenere gli occhi, la bocca aperta del bambino. Mantenendo alto il suo senso di stupore, si amplifica la sua sensazione che stia facendo esperienza diretta di un mondo brulicante di vita, che sia presente a  una storia che avviene sotto i suoi occhi, come di chi si trova al centro dell’azione e deve voltarsi a destra e a manca per stare dietro a ciò che avviene. Questo effetto è più facilmente ottenibile con una lettura ad alta voce interpretata con passione.  

Il testo è pensato per essere un pochino interpretato: quando si legge che i bambini vanno sugli alberi e dicono “guarda quanti nidi”, potrebbe essere un’occasione  per alzare la testa e indicarglieli, se siete convincenti i bambini vi seguiranno incantati e voi vi divertirete di più. In ogni caso ovviamente ognuno deve leggere il testo come più si sente a suo agio, cosicché anche il bambino ne goda. L’uso del corsivo  con i nomi propri ricorda la possibilità di cambiare nome al personaggio  seguendo i suggerimenti del bambino, operazione un po’ complicata forse, ma mi piaceva suggerirlo.  Il corsivo che segue le domande indica la possibilità che quella risposta venga personalizzata dal vostro bambino. 

Il racconto è nato diviso in sette episodi, potete leggerli a distanza di almeno un giorno, per creare profondità, attesa, coinvolgimento. Sono comunque godibili anche letti di fila. La loro durata iniziale di dieci minuti ciascuno, come pure il ritmo,  rispondeva anche a dei motivi pratici: convincere mio figlio a rimanere  a tavola invece che andare a giocare, alternare il  mio masticare  al raccontare, calmarlo se era spaventato o farlo addormentare. 

Questi racconti sono stati creati per mio figlio quando aveva tre anni, credo e spero che siano godibili anche per età più avanzate.  

Ringraziamenti: al mio amico Nicola che ha contribuito alla storia della volpe. Stavo cercando di far addormentare mio figlio quel pomeriggio, Nicola era a pranzo da noi, ha ascoltato la storia e spontaneamente ha proposto d’inserirsi. La cosa affascinante  è che il suo contributo si è integrato bene con l’andamento generale della storia, provando che l’oralità per sua natura richiama la comunione del raccontare. Grazie a Jumy che mi ha suggerito di  trascrivere queste storie, se avessi iniziato prima a seguire i suoi suggerimenti avrei perso meno tempo e fatto più cose belle. Grazie a mio figlio: mia musa, consigliere, fuoco. Si ricorda meglio  di me le storie che  gli  racconto, non posso immaginare uno sprone migliore a scrivere. 


I fiori della Val d’Intelvi
1.
C’erano una volta dei fiori viola, in una montagna vicino al lago. Erano in un prato abbastanza isolato, c’era solo una casetta vicina. Stava arrivando l’inverno e i fiori avevano un po' paura, perché stava venendo freddo freddo  e avevano paura di morire, perché quando fa freddo freddo è difficile vivere per i fiori. Le nuvole che venivano dal lago erano delle nuvole che uno dei fiori più anziani, uno dei fiori più vecchi, dice: “Guardate quelle nuvole lì,  secondo me sono delle nuvole che fanno cadere la neve”. 
“Oh mamma mia, la neve” dicono i fiorellini più piccoli, “Mamma mia la neve”, perché loro non avevano  mai visto la neve, quindi avevano paura, “Mamma mia che freddo, che freddo”. 
“No non preoccupatevi”, risponde il fiore anziano, “a volte i fiori, quando cade la neve, poi rimangono vivi, sotto la neve rimangono vivi. Eh, siamo dei fiori di montagna noi , mica dei fiori normali”. Ma i fiorellini più piccoli continuavano ad avere paura.

A un certo punto viene la sera: freddo freddo freddo. Una nuvola grande grande grande stava proprio sopra la montagna davanti ai fiori, stava coprendo la valle. Proprio quando i fiori stavano già  dormendo, si sente (rumore della neve che cade): Pip  - pip - pip - pip. Anche un coniglio che abitava lì vicino sente la neve cadere sulle foglie, vicino alla sua tana, e vuuuuum, entra subito perché capisce che sta arrivando la neve. Prima però va a prendere alcuni pezzi di carote e altre cose da mangiare, e le porta dentro, dentro la sua grotta: coi cucciolini si rintana, si mette un po’ più in fondo, per non avere freddo. La neve intanto piano piano continua a cadere, per tutta la notte:  Pip  - pip - pip -  pip - pip  - pip - pip -  pip  -pip - pip, piano piano.

La mattina i fiorellini si svegliano.
“ Eh che freddino, mamma che freddino che freddino”: non vedevano più fuori. Allora scuotono  la testa con i petali fino a che: plip. Plip plip plip: spuntano fuori dalla neve. 
“Ahhh, mamma com’è bianco tutto”, vanno sotto la neve e dicono: “Ragazzi  sveglia sveglia sveglia, c’è la neve c’è la neve”.  Allora tutti gli altri fiorellini piccoli fanno: plip. Plip plip. Plip plip plip plip, e vedono anche loro la neve. 
Il fiore più anziano , che stava dormendo perché era più anziano,  sente il rumore dei fiorellini più piccoli e anche lui si sveglia: “Eh cosa succede?”, dice. “Eh c’è la neve c’è la neve c’è la neve” rispondono i fiorellini. 
“E tranquilli tranquilli, la neve è bella”. Allora anche lui piano piano fa: bllllluuuppp, tira fuori anche lui la corolla , la testa del fiore e fa (sbuffo di piacere) “ahhh”. Qualche fiocco di neve stava ancora cadendo.

A un certo punto arriva un uccellino, si chiamava?
Pimpf. Era un uccellino che viveva su un albero lì vicino. 
“Pimpf”, fa il fiore anziano. “Allora hai visto che ha nevicato?”
“Eh si ho visto, mentre voi dormivate io sono andato nel mio nido e ho portato un sacco di foglie sopra per coprirmi, perché ho visto che arrivava la neve” 
Pimpf saluta i suoi amici fiorellini
“Come stanno i tuoi cucciolini?”
“Eh bene bene stanno lì, però abbiamo un po' fame”
“Guarda, se vuoi prendi un po’ di erba”
“Eh ma  poi con l’erba come faccio? Devo prendere  i vermi, ma c’è tutta la neve”
“Guarda, se vuoi io faccio un pò così” e si scrolla e tutta la neve intorno al fiorellino anziano comincia a sciogliersi: si muove tanto, fa un po’ di calore e piano piano la neve  si scioglie un pochino  intorno a lui. L’uccellino Pimpf va lì vicino, si vede l’erba e  sotto, sotto c’era anche un verme: fuip, prende il verme e dice ”Grazie, grazie fiorellino anziano”.
Come si chiamava il fiorellino anziano? 
“Grazie Dibbi” e vvvvff, vola sul suo nido e dà da mangiare il verme ai suoi cucciolini.
la casetta vicino ai fiorellini
A un certo punto si sente gneeeeeaa: era la porta della casetta di legno che c’era lì vicino. Un bambino esce e fa: “ Ahh mamma mamma mamma, mamma c’è la  neve c’è la neve c’è la neve”. Il bambino si butta nella neve e comincia a scavare come nella sabbia (suono di chi scava nella sabbia):  Cchh cchh cchh  cchh cchh, comincia a fare una grande buca grande grande grande. Poi va a prendere della legna che  avevano tagliato e la mette proprio dentro il buco.
“Danny, cosa fai?” dice la mamma.
“Eh faccio il fuoco” 
“Ma no non puoi accendere il fuoco così, perchè c’è la neve tutt’intorno, si spegne subito” 
“No no dai proviamo proviamo”
“No lascia stare, facciamolo in casa il fuoco che fa freddino”. Allora piano piano la mamma lo convince e Danny  porta tutta la legna in casa, che però s’era bagnata, allora cosa fanno? 
La asciugano con un asciugamano e con  un pò di carta di giornale, poi la mettono sul camino e (suono di fiammifero che si accende): ccchhhh, con un fiammifero fanno cchhhh, (suono di carta che prende fuoco) ffffffuffffffff: accendono un pò di carta del giornale, ffffffuuuu e la legna piano piano si asciuga e comincia a fare (scoppiettio di legna fresca che brucia): pup. Pup pup pup.  Poop poop poooopp  p p p po pooop, scoppietta, e dal camino della casa esce un pò di fumo. 
“Ahhh guarda, il bambino ha acceso il camino”, fanno i fiorellini.  

A  un certo punto si sente (zoccoli di cavalli al trotto): cloclo  cloclo cloclo cloclo cloclo cloclo cloclo. Cloclo  cloclo cloclo cloclo cloclo cloclo cloclo. Clocloclocloclo cloclocloclo: era un cavallo piccolo e dietro ce n’era uno più grande: cloclo  clocli cloclo clocli cloclo clocli cloclo clocli. Era un bambino che veniva da un paese giù vicino al lago, si chiamava Argegno il paese. C’era anche sua mamma insieme, stavano salendo perchè quel giorno avrebbero pranzato a casa di Danny. (Nitrito) Iiii, iiii: dalla stalla, la cavalla di Danny saluta i nuovi arrivati. Avevano portato una gallina, perché loro giù ad Argegno avevano un piccolo orto un pò riparato, vicino al lago, dove c’erano delle galline. Avevano preso una gallina e la stavano portando su per mangiarla insieme. 
l’amico di  Danny e sua mamma sono arrivati
Toc toc toc, fanno alla porta. 
“Ah sono arrivati” dice Danny, “sono arrivati sono arrivati”:  apre la porta ed erano tuuutti pieni di neve, tutti sporchi. 
“Eh lasciate fuori le scarpe, venite dentro che c’è il camino acceso”, dice la mamma. 
Nel frattempo entra anche l’uccellino Pimpf, perché spera di prendere qualcosa da mangiare. Lo conoscevano un pochino questo uccellino, lo avevano già visto. Allora va in cucina  e c’è la mamma: “Ahh ciao, tieni uccellino” e gli dà un pochino di cose da mangiare per i suoi cucciolini, dei pezzettini di carne forse,  qualcosa che sa che gli piace, l’insalata, verdure, che cosa?
Intanto piano piano incominciano a preparare la tavola per il pranzo che faranno tutti insieme e i fiorellini fuori guardano il cielo per vedere se arriverà il?
Il sole, perché se arriva il sole magari la neve si scioglie. Se invece il sole non esce, eh vedremo che succede.


2.
Intanto Danny stava cominciando a giocare con l’altro bambino. Come si chiamava l’altro bambino?
V. Danny e V avevano un gioco di legno dove lanciavano una pallina, dovevano lanciarla dentro un buco: questo buco partiva dal piano di sopra e correva giù con uno scivolo fino al piano di sotto. A un certo punto la pallina 
corre corre corre corre corre, 
corre corre corre corre corre, 
corre corre corre corre 
e paam: esce fuori dalla finestra, rompe il vetro e corre nel prato, giù per il prato.
I bambini aprono la porta e cominciano a correre verso la pallina,  la pallina finisce nel buco che aveva fatto il fiore anziano per l’uccellino Pimpf, il buco per il verme, finisce lì dentro. Quando i bambini arrivano lì vicino vedono i fiori usciti dalla neve: “Ahh guarda che bei fiori viola. Guarda, guarda come si muovono al vento” e cominciano a scavare un po' la neve e a far uscire i fiorellini più piccoli che erano rimasti chiusi dentro. Piano piano la neve intorno ai fiorellini si asciuga, e con la neve scavata cominciano a costruire  una piccola casetta fatta tutta di  neve.
“Eh attenzione”, dice il fiore anziano. 
”Eh, chi ha parlato?” dice Danny. 
“Eh, sono io”. Guardano e vedono il fiore anziano. 
“Oh, ma come”, dicono, “un fiore che parla?” 
“Eh, sssh, non ditelo a nessuno, è una cosa che ho imparato tanto tanto tempo fa. Sono l’unico fiore che sa farlo”
“Mamma mia”.
“Eh sì.  Guardate che se costruite una casa, dovete metterci dentro dei pezzi di legno e coprirla tutta con le foglie e poi metterci sopra la terra”
“Eh”, dicono i bambini, “perché?”
“Eh perchè se la costruite solo con la neve, dopo cade tutta quando viene il sole. Invece se la proteggete bene, con la terra, con le foglie, coi bastoni, eh, ci mette più tempo a sciogliersi, e anche quando la neve si scioglie la casa rimane su”.
“Oh, è vero è vero. Allora andiamo in quel bosco” dice V, e corrono lì vicino, dove c’è un piccolo bosco, anzi un bosco abbastanza grande, anzi un bosco grande, con degli alberi alti alti alti. Tutte le foglie erano per terra, erano ancora asciutte, perché la neve non era arrivata a bagnarle. Prendono le foglie e le portano vicino ai fiori, vicino alla casetta che stavano costruendo, prendono dei rami secchi che erano caduti dagli alberi e raccolgono della  terra con le loro mani. Danny corre a casa  a prendere un secchiello e incominciano a costruire la casa, piano piano piano. 
A  un certo punto la mamma esce fuori: “Bambini guardate che la pappa è pronta”
“No aspetta mamma, stiamo costruendo la casa”
“No venite che è pronto”
“No ti prego mamma stiamo costruendo la casa, guarda che bella che è” 
“Va beh dai,  intanto io preparo la pappa e ve la metto nel piatto”
“Dai portacela qui nella casa, la mangiamo nella nostra casa”
“Ma no paciocchini, dopo vi sporcate tutti”
“Dai solo questa volta, solo questa volta”
“Va bene va bene dai”. 
Allora la mamma prepara due scodelle, le chiude con un coperchio e le porta lì vicino. I bambini si siedono per terra, preparano un piccolo  cuscino con le foglie e con un cucchiaio cominciano a mangiare la zuppa col pollo che la mamma aveva preparato. Mamma che calda che era: era molto buona. 
Mentre mangiano guardano in alto, la loro casa non aveva il tetto, guardano le nuvole che passano. Poi sentono la voce del fiore anziano che dice: “Eh, secondo me anche oggi il sole non arriverà. Secondo me ci aspetta ancora un pò di neve, anzi: tanta neve.  

(soffiare del vento) Ffff, cominciava ad alzarsi un pò di vento. Si scorgeva un po ' il sole dietro le nuvole, però era molto dietro, si vedeva solo ogni tanto. A un certo punto i bambini cominciano a dire: “Eh ma abbiamo  freddino, abbiamo freddino”.
“Eh” dice il fiore anziano, “dovete costruire meglio questa casa, mettete più foglie e andate a prendere delle coperte in casa”.
Allora Danny corre a prendere una coperta per lui e una coperta per V. La mamma gli dà anche un piccolo tappeto e lo mettono dentro la casetta. Intanto il sole scompariva dietro la montagna davanti a loro,  dietro il paesino di  Pigra. Stava venendo molto freddo, un vento freddo freddo freddo. La mamma esce fuori e dice: “Dai venite dentro che si gela, venite dentro”. I bambini volevano stare lì, però il fiore anziano dice loro: “Andate dentro che fa freddino. Domani mattina presto venite fuori, vedrete che bella sorpresa”. Allora i bambini salutano i fiorellini  ed entrano in casa: si siedono al tavolo di legno a finire la zuppa insieme alle mamme. 
Quella sera V e sua mamma non tornano ad Argegno, decidono di dormire insieme a casa di Danny. Danny racconta alla mamma che aveva conosciuto i fiori. “Eh” dice la mamma, “Raccontami”, e ascolta la storia dei fiori, della casa, della neve. Mentre stanno per andare a letto, vanno a chiudere le finestre e  vedono scendere dei fiocchi di neve. Il fiore anziano aveva ragione. 
La mamma canta una canzone e piano piano Danny si addormenta, sogna, sogna tanta neve. 

La mattina, mentre ancora dormono, si sente: chicchirichì, chicchirichì.  Danny si sveglia , apre gli occhi, guarda fuori dalla finestra: tutto tutto bianco, non si vedeva più niente, non si vedevano più i fiori: bianco, pieno di neve. “Ahh “, dice a V “presto presto andiamo fuori”. Corre giù dalle scale, apre la porta e poooff: non si apriva neanche, era bloccata dalla neve. Allora spinge spinge spinge, spinge spinge spinge con la mamma e alla fine la porta si apre, “Mamma che freddino”, si mettono subito gli stivali, vanno fuori e Danny corre dai fiori. Appena arriva cerca di liberarli, li trova, erano sotto tanta neve. “Ah”, dice il fiore anziano, “Grazie, grazie mille“.
A un certo punto sentono un rumore: wii wii wii, tra la neve. Ah, chi era?
Tutti quanti dicono: “Ma chi è? Chi è?” Era un rumore sottile: Iii Iii, vanno lì vicino e vedono una coda rossa: una volpe era intrappolata dentro la neve. “Mamma mia”. Si avvicinano, scavano intorno un passaggio e la volpe tutta contenta esce. La mamma dice ai bambini: “Facciamo venire la volpe vicino a casa, così mangia”. Vanno a prendere un pò di cose che erano avanzate, della carne e la volpe tutta affamata si mette a mangiare.
Cos’era successo? Forse la  volpe era andata in giro per cercare la pappa per i cucciolini, la neve aveva continuato a scendere ed era rimasta bloccata. 
“Cosa facciamo?”, chiede Danny alla mamma. 
“La volpe in questi giorni resterà  con noi a mangiare e a dormire.  Poi, quando si sentirà di nuovo forte,  riprenderà la sua strada in mezzo alla neve”. 
Danny e V erano tutti contenti, era un po’ come se avessero un cagnolino, un gattino, anche se avevano un po’ paura. 

A un certo punto a Danny sembra di sentire il rumore di una rally, e gli torna in mente che lui e V la sera prima avevano nascosto una macchinina nella casetta vicino ai fiori, ma ora non la vedono più, allora si mettono a scavare scavare scavare fino a quando, ecco che la trovano: la macchinina era tutta piena di neve, era diventata ghiaccio, dura dura dura. Allora si sente  il fiore che dice: “Lasciatela sul tronco di quell’albero, vedrete, quando arriverà il sole il ghiaccio si scioglierà e potrete giocarci”. Danny e V si avvicinano  all’albero, la appoggiano sopra e piano piano il ghiaccio si scioglie.

L’uccellino Pimpf intanto spiava la casa da lontano e aveva visto la mamma dare da mangiare alla volpe. Lui e  i cucciolini avevano un pò fame, allora vola vicino alla casa e becchetta degli  avanzi che la mamma aveva lasciato sulla finestra, li mette nel becco e li porta su al nido.
Era arrivato il pomeriggio e  le mamme chiamano i bambini: “Venite a dormire, venite a dormire”. Allora vanno a dormire a casa, però il fiore dice loro: “Guardate che vi aspetto”. Danny e V erano molto stanchi perché avevano fatto tanti giochi con la neve, piano piano scivolano sotto le coperte e pensano che vogliono dormire perché dopo, dopo vogliono giocare ancora con la neve.
Adesso la volpe era un po’ loro amica
3.
Sotto la casetta c’era un buco che serviva a  tenerla staccata da terra, sennò la terra faceva diventare la casa molto umida, molto fredda. Sotto questo buchetto le mamme, Danny e V avevano costruito una piccola casettina per la volpe con dei pezzi di legno, delle foglie, e un tappetino per dormire. Era lì che la mamma di Danny aveva portato da mangiare alla volpe, quando era ferita. Ora però la volpina stava meglio, era uscita da sotto la casa e aveva cominciato a fare tin tin tin, a saltellare nella neve, fino a quando era arrivata vicino ai fiorellini viola: proprio lì c’era la casetta costruita da Danny e V, ti ricordi? Stava scendendo la sera e quella casetta era molto bella, la volpe allora fuip,  entra dentro la casetta dei bambini e si nasconde.

Il giorno dopo Danny arriva, (canticchiare spensierato) lalalalalala,  fa per entrare nella sua casetta, sente un pelo morbido, pensa sia un cuscino o il tappeto, invece sente whaaar. Sente un suono un pò così: whaaar.  “Mamma mia”, scappa fuori e whuum, la volpe salta via. Mentre sta correndo verso il bosco la volpe si gira, lo guarda, sembra dire: “Guarda che sono io, la tua mamma mi ha dato da mangiare, ti ricordi?”. Poi sgattaiola via, tun tun tun tun tun, va dietro gli alberi, nel bosco dove forse abitava.

I giorni passavano, V e la mamma erano ormai tornati ad Argegno. Una sera, mentre Danny e la mamma cenavano, sentono: Iiii  Iiiii Iiiii. Eh, era il cavallo. Allora la mamma corre fuori e dice: “Cosa succede?”. Il cavallo continua a fare questo suono, Iiiia  Iiiii Iiiii, e siccome continua a farlo per tutta la sera, decide di chiamare il dottore che abitava giù ad Argegno, il paese sotto, dove c’era anche V. Il dottore viene su, comincia a toccare il cavallo,  tocca la sua pancia e dice: “Guardi che questa cavalla qui è incinta, nascerà un cavallino fra poco”. “Ah, non mi ero accorta” dice la mamma. 
“Eh, come ha fatto a non accorgersene, guardi che pancia grande che ha”, 
“Eh ha ragione”.
 Allora il dottore dice “ Gli stia vicina  perché stanotte magari nasce, o fra qualche giorno”. 
Da quel momento allora Danny e la mamma decidono di stare a vegliare la cavalla tutte le sere: magari poteva partorire, magari aveva bisogno di aiuto, quando usciva il cucciolo. Una sera, mentre Danny stava guardando la cavalla, sente un rumore vicino al bosco, un rumore come di passi sulle foglie, ccch ccch ccch ccch ccch, sente qualcuno correre. Guarda vicino al pollaio: herrrrhhrrr, sente hessrrrll sgrrmff eerrlll sgrgroohsgrs. Allora Danny corre dalla mamma e dice: “Guarda che c’è qualcosa che succede nel pollaio”. La mamma prende una torcia, cerca di fare un po ' di luce e si vede un orso che scappa, scappa con in bocca una gallina. Mamma mia. Perché scappa? 
Perché lui sapeva che poi se lo prendevano magari era pericoloso per lui. Allora lui prende la gallina e scappa via.
Il pollaio di Danny vicino al bosco
Il giorno dopo, la mattina, scoprono che l’orso aveva rotto la rete del pollaio. Trovano un pezzo di pelo dell’orso e  scoprono che era un orso bianco, molto strano perché lì in montagna non c’erano gli orsi bianchi, c’erano gli orsi bruni al limite, quelli scuri. La mamma allora dice a Danny: “Forse questo è l’orso di cui si è sempre raccontato, l’orso Pimpi”, che era un orso di cui tutti parlavano ma che nessuno aveva mai visto. Esisteva davvero questo orso bianco, allora. 
La notte dopo finalmente la cavalla fa nascere il cucciolino: le sue gambe tremavano, ma piano piano riesce a restare in piedi. A Danny batteva forte il cuore e voleva fare le coccoline col cavallo appena nato, ma la mamma gli dice di lasciarlo tranquillo a fare le coccoline con la sua mamma, chiudono piano piano la porta della piccola stalla, (rumore di piedi nella neve fresca) poof poof poof, camminano fino alla porta di casa, la aprono e sentono (galline che schiamazzano) co co co co  co, le galline stavano schiamazzando, corrono al pollaio ma non vedono niente.  La mattina però trovano ancora una gallina in meno. Questa volta c’era un pelo dell'orso, scuro però, allora cominciano a dire: “Davvero ci sono tanti orsi in questa zona, non erano mai scesi così in basso, forse non riescono più a mangiare in montagna, allora vengono a prendere le cose da noi”.  Decidono di mettere una rete più alta e più forte, così gli orsi non riescono a bucarla.

Ma Danny, a cui piaceva molto questa cosa che l’orso veniva, si mette a guardare dalla finestra la sera, vuole vedere l’orso.  Allora piano piano si mette vicino alla finestra con in mano un piccolo cannocchiale che gli aveva dato un signore anziano, un cannocchiale che faceva vedere anche al buio (mimare con le mani il cannocchiale guardando intorno) . Era un cannocchiale speciale, che tu lo tenevi e vedevi anche al buio. A un certo punto Danny intravede l’orso che si avvicina alla rete, nella notte, vede che fa così con la zampa (grattare con le unghie contro qualcosa)  gratta e non riesce più a entrare.  Danny prende, apre  la finestra, corre giù in cucina  a prendere un pezzettino di carne, lo lancia dalla finestra e vede che l’orso, pop, l’orso vede il pezzo di carne in mezzo alla neve, (zampettare dell’orso nella neve) tr tr tr tr tr tr tr, l’orso zampetta sulla neve e si ferma a mangiare il pezzo di carne. Poi guarda in alto, perché aveva capito che era  il bambino alla finestra che lo aveva lanciato. Danny lo guarda e lancia un altro pezzo di carne, pop pop, un po’ più vicino, poop, l’orso si avvicina un pochino di più e lo mangia.
E così da quel giorno, la sera, Danny aspettava l’orso e gli dava da mangiare. Era l’orso bruno in realtà, lui ora sapeva che era l’orso bruno, non l’orso bianco, però gli lascia il nome che gli aveva detto la mamma: Pimpi, l’orso Pimpi.


4.
“Ho conosciuto un orso”, dice un giorno Danny al fiore anziano. 
“Hai visto un orso?”
“Viene a mangiare tutte le sere da me”, dice Danny.
“E’ molto strano”.
“E’ vero”, dice Danny, “E’ vero”.
“Ti credo, ma è strano”
“Perchè?”
“Perché è pericoloso per lui venire vicino agli uomini”.
“Perché viene?”, chiede Danny. 
“Non lo so”, risponde il fiore anziano, “Ma chiederò al mio amico Pimpf, lui conosce tanti segreti del bosco”

Quella sera, Danny  aspettava il buio per vedere ancora l’orso dalla finestra: ormai sentiva che erano diventati un po’ amici. La mamma era uscita per andare a vedere come stava il puledro, il cucciolino della cavalla, stava rientrando quanto sente dei rumori: guarda in alto e vede Danny che lancia la carne lontano, si gira e vede l’orso, dietro la rete del pollaio. Corre su in casa: “No Danny, cosa fai? Se fai così l’orso continua a venire qui. Non hai visto che ci ha preso le galline?” 
E Danny: “No, ma lui ha bisogno di mangiare, non  ci fa niente”, ma la mamma dice: “No, non devi più dargli da mangiare, sennò lui continua a venire. Veramente Danny adesso basta”, si arrabbia.
Da quella sera allora Danny non guarda più fuori dalla finestra, sa che tutte le sere viene l’orso ma non guarda più fuori, perché sa che sua mamma non vuole. La mamma dal canto suo non gli dà più nemmeno la carne, così è sicura che Danny non darà più da mangiare all’orso.
Un giorno Danny era triste. Stava con V, il suo amico che viveva ad Argegno. V gli chiede: “Perchè sei triste?”
“Perché, ti ricordi, io stavo dando da mangiare a un orso, adesso non lo vedo più. Eravamo diventati un po’ amici”.
Mentre parlano il fiore anziano li sente e dice: “Danny”
“Chi parla?” 
“Sono io” dice il fiore, “Lo sai che l’orso vive in una grotta che c’è dietro il bosco? ”
“Come fai a saperlo?  Tu sei sempre qua fermo, sei un fiore”
“Te l’avevo detto che avrei chiesto al mio amico uccellino”
Come si chiamava? 
Pimpf.Pimpf  mi ha detto che l’ha incontrato qualche volta, abita oltre il bosco, laggiù”
“Ah veramente?”
“Si, l’orso passa vicino al suo albero quando viene da te. Magari puoi portargli tu da mangiare”
“Ma  no, mia mamma non vuole”
“Se vuoi”, dice V, “magari posso portarti qualche pollo del mio orto”
“Ma no dai, che ne hai pochi tu, no dai”. 

Danny ci pensa e ci ripensa, poi un giorno insieme a V prende una decisione: sarebbero andati  a cercare questa grotta. Però avevano un pò paura, vanno dal fiore e lui dice: “Avete ragione, dovete stare attenti perché l’orso è pericoloso. Potremmo fare così: io adesso lo dico al mio amico Pimpf , poi un giorno voi salite sul suo albero  e lui vi accompagna tra i rami, state ben attenti a non cadere e piano piano arrivate vicino alla grotta dell’orso: così lo guardate dall’alto, senza che lui vi venga vicino. Eh, magari lo salutate. Però non fate gli sciocchini, non andategli troppo vicino, perchè gli orsi dipende, sono gentili ma sono anche pericolosi”. 
Allora era deciso: il giorno seguente i due bambini avrebbero fatto questo giro, con Pimpf sarebbero andati a vedere dove viveva l’orso.

Il giorno dopo partono, salgono sull’albero e:  pripi pripi pripi, c’era l’uccellino Pimpf ad aspettarli. Pimpf aveva dato da mangiare ai suoi cucciolini, gli aveva dato un po’ di vermi ed era pronto a mettersi in cammino. Pimpf conosceva tutti gli alberi e sapeva che insomma, due bambini non è semplice portarli in giro tra gli alberi, come si fa? Come fanno ad andare sugli alberi i bambini? Erano alberi alti eh, come fanno a salire  fino in alto?
Tornano a casa di Danny, vanno a ginocchioni per terra e tirano dal buco sotto la casetta  una lunga scala. Sulla scala erano infilzati  un po’ di peli rossi della volpe. Guardano dal davanzale della finestra e vedono che la mamma di Danny stava girata di spalle. Veloci veloci prendono la pesante scala e la trascinano nell’erba fin sotto l’albero. Poi con tutte le loro forze la alzano.  Toong, fa la scala contro la corteccia. 
“Ma io ho un pò paura”, dice Danny guardando la scala alta alta. 
“Eh” dice V, “dai dai non aver paura, io da sotto ti guardo salire”. 
Piano piano, un piede dopo l’altro, Danny sale su.  Guarda giù: “Mamma che alto”, però continua a salire e V  comincia a seguirlo. Quando Danny arriva in alto guarda giù: “Mamma mia”.
“Eh non muoverti”  fa V, “Che sennò la scala cade”. 
“Dai” risponde Danny, “Attacca qui la mano”, ed ecco che anche V balza sull’albero. 
Alzando la testa, vedono rami pieni di neve ovunque. C’erano però tante foglie, tutte in un punto. Sentono un pigolare, pii pii pii, arriva Pimpf e ficca un vermicello  nel becco di un cucciolino. “E’ il loro nido”, grida Danny.
“Sshh”,  fa V,  “li spaventi”.   La casa di  Pimpf  era comoda, costruita con grandi foglie di alberi lontani.  Pimpf  salta di nuovo sul ramo di fronte: “Dai è ora di andare, abbiamo tanti alberi da passare”.
“Eh ma come facciamo a passare sugli alberi?”
Come fanno a passare tra gli alberi? 
“Non preoccupatevi,” dice Pimpf, “attaccatevi piano piano, vi dico io dove sono i rami più forti, li conosco uno ad uno”. 
“Eh ma tu sei leggero” 
“Fidatevi di me”, e piano piano si allontanano dalla sua casa, che era un faggio, un albero buono per i funghi, e raggiungono un abete alto alto, tutto verde con le pigne, pieno di neve. Aveva nevicato tanto, ti ricordi? E quindi loro attaccandosi, mamma mia, si bagnano tutti di neve, stavano quasi scivolando.
“Attaccatevi forte forte”, gli ricorda Pimpf e alla fine piano piano Danny e V imparano a camminare sugli alberi.
A un certo punto si trovano in mezzo a una radura, uno spazio vuoto in mezzo al bosco,  vedono degli uccelli svolazzare sopra di loro e girandosi scoprono dei nidi nascosti: “Ah guarda”, fa Danny, “ ci sono  nidi dappertutto”. 
“Eh”  dice V, “Certo che ci sono”. Pimpf intanto stava salutando degli uccellini: con alcuni era meno amico, con altri invece di più e gli piaceva cinguettare insieme ogni volta che li incontrava.
Cammina cammina, a un certo punto gli alberi cominciano a finire e vedono in fondo delle rocce. Pimpf si ferma. “Ecco”, dice, “Laggiù è dove ho visto una volta l’orso”. Si mettono piano piano a cavalcioni di un albero, fanno silenzio e aspettano. A un tratto vedono un’animale sgattaiolare fuori dalla grotta.
L’orso riconosce Danny
“Ah” dice Danny riconoscendolo “E’ lui, è lui”.
 “Eh”, fa Pimpf, “Guardate dentro chi c’è”, e  dalla grotta buia sentono dei cucciolini piangere. V dice:  “Ti ho portato un pezzo di carne della gallina che ha fatto  mia mamma”
“Veramente? Ti avevo detto  di non prenderla”
“Ma no dai tieni, prova a lanciargliene un pezzo”
“Eh ma siamo troppo lontani”. Allora passano su un ramo  più vicino, Danny  guarda l’orso e poi fa un lancio luuuunnngooo e pop, il pezzo di carne cade proprio di fronte alla grotta. L’orso vede subito il pezzo, lo prende, guarda in alto e  incrocia gli occhi di Danny, lo guarda un attimo e poi corre dentro. Poco dopo  i cucciolini smettono di piangere.
Quel giorno lì poi l’orso non è più uscito dalla grotta, forse era da tanto tempo che cercava da mangiare ed era molto stanco.
Anche Danny e V tornano a casa, perché la mamma di Danny magari si preoccupava se non li vedeva. Da quel giorno però imparano questa nuova strada: la strada degli alberi la chiamano. Era una strada segreta che ti faceva arrivare in tanti posti bellissimi, tramite gli alberi potevi arrivare non solo dall’orso, se andavi a destra potevi raggiungere un laghettino isolato, più in alto sulla montagna, se andavi a sinistra invece raggiungevi un grande albero da cui si vedeva il lago di Como, sdraiato sotto.
Danny e V quel giorno capiscono una cosa: che se provi ad ascoltare le altre persone, loro saranno felici di condividere con te una passeggiata bella, un cibo buono, una storia, o il posto segreto dove abita l’orso.


5.
I bambini dunque erano andati a trovare l’orso a casa sua, gli avevano anche portato un pochino  di pollo. Quando tornano a casa la mamma dice  a Danny: “Ma dove sei stato?” e Danny non sa se dirglielo, perchè sa che si arrabbierà, allora dice: “Sono andato a giocare vicino agli alberi, con V”.
“Ma io non ti ho visto più, dov’eri?”
“Ho giocato un pò con l'uccellino”
“Chi è l’uccellino?” 
“E’ l’uccellino che mi ha fatto conoscere un fiore, ogni tanto viene anche a casa nostra”
“Danny, mi stai dicendo le bugie?”
“No no è vero, è vero” e alla fine Danny non riesce a non dirgli la verità: 
“Sono andato a trovare l’orso”
“L’orso? Come hai fatto ad andare dall’orso?”
“Ho parlato con un fiore che mi ha fatto parlare con un  uccellino, è lui che mi ha portato dall’orso”
“Danny, non si dicono le bugie, i fiori non parlano”
“Lo so che non parlano, ma quel fiore lì parla”
“Non dire sciocchezze”
Allora Danny comincia un pochino a piangere.
“Danny, va bene va bene okay, allora raccontami la storia, cos'è successo?”
“Sono andato lì, dove c’è un campo di fiori”
“I fiori quelli viola?”
“Si. Lì ho conosciuto un fiore, un fiore un pò più grande, il più anziano, e lui mi ha parlato”
“Ok, e cosa ti ha detto?”
“Mi ha fatto conoscere un uccellino”
“Mmmm?” 
“Che si chiama Pimpf”
“Pimpf, ok”
“Io gli ho spiegato dell’orso, allora lui mi ha detto che Pimpf sapeva dove viveva forse, in una grotta molto grande, allora Pimpf  mi ha aiutato a salire sugli alberi e siamo arrivati, dopo tanti alberi siamo arrivati a vedere la grotta dell’orso. E V -”
“- C’era anche V? Oh mamma mia”
“V mi ha dato un pezzettino di pollo, io l’ho lanciato e l’orso l’ha dato ai suoi cucciolini”
“Senti Danny”, dice la mamma, “Io non so se questa storia sia vera o no, però so una cosa: ti avevo detto di non andare vicino  all’orso”
“Ma mamma, eravamo amici e poi lui ha bisogno di dare da mangiare ai cucciolini”
“Ma lo troverà il mangiare, non è che devi darglielo tu”. 
Allora di colpo Danny scappa via arrabbiato e la mamma gli grida “Danny, Danny vieni qua”.
Ma Danny già era scappato. Dove stava andando?
Corre giù giù giù, veloce in mezzo ai prati, “Ahh”. La mamma si mette a corrergli un pò dietro e mentre sta correndo passa vicino ai fiori viola e sente qualcuno che la chiama: “Signora, signora”.
“Chi è?”
“Sono io signora”, la mamma vede il fiore, si blocca di colpo, “Si sono io, questo qua, sono il fiore qua sotto”, allora si avvicina sempre di più  e vede che sta parlando, “Ma allora è vero” dice, “Ma ma ma ma” e si mette a piangere. Non aveva mai visto un fiore parlare prima. “Signora guardi che è vero quello che le ha detto Danny, è vero”.
“Non è possibile, non ci credo”, alza gli occhi e vede un uccellino su un ramo che li sta guardando, “Mamma mia. Non importa”, pensa, “io adesso devo andare a trovare Danny”, e ricomincia a correre giù. “Non sia troppo dura con lui” le dice il fiore. La mamma corre corre corre, ma Danny non c’era già più.

Toc toc toc. Forse V stava riposando perché era un po’ stanco, per quel giro che avevano fatto sugli alberi. Toc toc toc: Danny bussa di nuovo  a casa di V, ad Argegno, vicino al lago. Nessuno risponde, allora Danny non sa cosa fare, rimane lì davanti alla porta e grida: “V, V, V”. Poi va nel giardino e scopre che V è lì per terra. “Mamma mia” dice, “Cos’è successo?  V, V, V”. V Non si muove. Danny comincia a scuotergli la faccia, a dargli dei colpi, fino a che a un certo punto vede che V forse… no, non si muove ancora. Allora gli urla:  “Vvvvvvvvvvvv”, forte forte forte e di colpo V  apre gli occhi. 
“Aaaa, mamma mia, perché non ti svegliavi prima?” 
“Eh, ero morto forse, ero diventato una statua”
“E com’è che sei tornato normale?”
“Ho fatto un sogno, dopo che siamo tornati a casa, un sogno che faceva un po’ paura”
“Che sogno hai fatto?” 
“Ho sognato che tu piangevi e che eri sopra un drago che sputava fuoco:
‘la mamma è arrabbiata con me’, mi dicevi, ‘Non crede che siamo andati sugli alberi a trovare l’orso e non vuole che lo vedo più’, e piangevi, ma  poi c’era un drago vicino a te, tu ci salivi sopra, volavi in cielo, in alto in alto in alto, Pffffff, il drago sputava fuoco”.
“Mamma che strano” dice Danny, “Lo sai che è proprio quello che mi è successo oggi? Tu cosa faresti se tua mamma fosse arrabbiata con te?”
“Devi dire a tua mamma quello che abbiamo fatto”, dice V.
“Gliel’ho detto ma lei  non mi crede”
“Ma tu devi fargli vedere le cose, non devi solo parlarle. Portala, portala a vedere, portala a vedere il fiore che parla, portala a conoscere l’uccellino, portala a vedere la grotta dell’orso, portala, fa fare anche a lei l’avventura”.
“Non verrà mai” risponde Danny.  
“Ma tu chiediglielo. Ricordati: anche lei è stata una bambina”.
Allora Danny sente battersi il cuore, si gira e corre a casa.

Danny sta correndo su per la montagna, corre corre corre corre corre. A un certo punto vede, lontano lontano, la mamma: anche lei sta correndo giù, veloce veloce, corrono l’uno verso l’altra, veloci veloci veloci: “Aahhh, ti ho trovato” , dice la mamma alzandolo al cielo. 
“Mamma mamma, andiamo a vedere l’orso”.
Lei lo guarda un po’, poi dice: “Dov’è l’orso?” 
“Io conosco la strada segreta”, fa Danny.
“Quale?”
Danny le sussurra all’orecchio: “Devi venire vicino al bosco e te la faccio vedere. Però devi metterti le scarpe belle, saliamo sull’albero”.
“Ma io sono grande”, fa la mamma, “non ci riesco”
A un certo punto vede lontano lontano la mamma
“Come non riesci? Saliamo con la scala, l’abbiamo già fatto”
“Ah. Va bene, andiamoci domani”.
“No no no, andiamo adesso”: Danny prende per mano la mamma e tirano fuori la scala, l’appoggiano contro l’albero e vedono che in cima arriva Pimpf, fischiettando, fff  fff fff fff. La mamma lo guarda e piano piano sale.
Quando arrivano su, ffff fff, Pimpf saltella da un ramo all’altro, come a chiedere di seguirlo e Danny fa vedere alla mamma dove mettere i piedi. “Non è difficile”, dice la mamma mentre si attacca a un ramo, “quando ero in basso avevo più paura”. Poi alza gli occhi: “Guarda quanti nidi che ci sono”. Fff ff ff, c’erano tanti uccellini che le volavano attorno. Intanto Pimpf saltellava, si girava e li aspettava. 
A un certo punto, dopo la radura, Danny alza la testa e vede la grotta dell’orso. Si fermano. Pimpf fischietta, fff ff ff e dal buio si vede una testa che esce, con gli occhietti guarda in alto e incontra lo sguardo di Danny.  
“Ciao”,  fa Danny.
E l’orso, cosa fa? 
Alza un po’ le braccia e da  sotto spuntano le testoline dei cucciolini. La mamma sull’albero si stringe forte  a Danny, mentre guarda mamma orsa coi cucciolini le torna il cuore da bambina.


6.
(da leggere sussurrando)

Una notte Danny stava guardando fuori le stelle
Si era svegliato e aveva fatto un brutto sogno
A un certo punto vede che 
Sul bordo 
della sua finestra
C’era una coda
Eh 
Vede che era una coda, allora
All’inizio ha un pochino di paura
Poi vede che è una coda piccola 
Eh 
Si muove un pochino 
E vede che ci sono anche due piccoli occhi che lo guardano
E un nasino piccolo piccolo
Che era contro i vetri della sua finestra
Ah, dice 
Questo è uno scoiattolino
Che è venuto vicino alla mia finestra 
Perchè fuori aveva ripreso a nevicare 
Ti ricordi?
Aveva già nevicato
Eh 
Adesso nevicava ancora 
Cadeva tanta neve
Lui era venuto sotto la finestra per ripararsi
Aveva un pò freddino
Fuori stava cadendo la neve
E Danny non sapeva che fare
Va beh, lo lascio lì, lo lascio lì tranquillo
Dice
Guarda ancora in alto
Non ci sono le stelle
Perché nevicava tanto
Allora va vicino al letto
Accende una piccola luce
E prende un libro
Che stava leggendo da un pò di tempo
Era un libro di Mowgli 
Il libro della Giungla, si chiamava
E raccontava delle sue avventure sugli alberi
E mentre lo legge
Gli torna in mente
Di quando aveva fatto l’altro giorno 
L’avventura insieme a V
Che erano andati sugli alberi
E poi di quando
Aveva portato la mamma
Anche lei
A giocare sugli alberi

Intanto
Vede che lo scoiattolino
Si era alzato come in piedi
E stava guardando dentro la finestra
Allora capisce 
Che forse lo scoiattolino voleva entrare
Piano piano va alla finestra 
La solleva piano piano 
Eh
Lo scoiattolino fa come un pochino per andare via 
Però poi
Danny lascia un pochino aperta la finestra 
E dopo un po’
Vede che lo scoiattolino non c’è più
Allora siccome faceva freddino
Siccome stava entrando l’aria fredda
Da fuori, l’aria fredda di neve
Richiude la finestra

Monta sul letto
Appoggia la testa vicino al cuscino 
E sente
Una coda morbida morbida 
Vicino alla testa
Ah 
Era lo scoiattolino
Mamma mia
Era venuto vicino a lui
Perché voleva fare un pò di coccoline
Forse aveva freddo
Allora 
All’inizio aveva un pochino di paura, Danny
Poi alla fine 
Si addormenta 
Perché era molto morbida la sua coda 
Spegne la luce 
E si addormenta
Sogna la storia di Mowgli
Sogna che lui, Mowgli, sua mamma, V e il fiore anziano
Erano nella foresta 
Poi andavano sugli alberi
E guardavano
Tutto il lago e tutte le montagne
E respiravano quell’aria 
Riuscivano a guardare con gli occhi
In alto
Che correvano
Correvano liberi
Nei prati correvano

Quel bosco
Quella montagna
Quel lago
Erano come
La loro casa
Magica
Dove potevano
Sentirsi
Felici 
Dove potevano
Capire 
Com’era 
La vita


E il fiore quella notte 
Il fiore anziano
Di nuovo 
Si stava coprendo di neve
Mentre si copriva di neve 
Si sentiva 
Pop pop pop pop pop pop pop
Tutta la neve che cadeva
Si sentiva anche 
Un pochino più lontano
Sopra la neve 
Pimpf l’uccellino
E i suoi cucciolini che lo chiamavano
E Pimpf 
Fischiettava una canzone
Dolce come il vento
(improvvisare una ninna nanna)
fffiu fffiu fffiu fffiu fffiu
fffiu fffiu fffiu fffiu fffiu
fffiu fffiu fffiu fffiu fffiu
fffiu fffiu fffiu fffiu fffiu
fffiu fffiu fffiu fffiu fffiu
fffiu fffiu fffiu fffiu fffiu
fffiu fffiu fffiu fffiu fffiu
E piano piano un po’ i cucciolini
Si addormentavano sotto le ali di Pimpf

E il fiore anziano pensava 
A tutte le cose che aveva visto
A quanto gli piaceva quella montagna
Tutte le persone che aveva conosciuto e gli animali
E il sole la pioggia 
La neve
Il freddo il caldo
Gli odori degli altri fiori
Le api che erano venute a trovarlo
Ma forse la cosa che gli piaceva più di tutte
Era il vento
Che quando soffiava
Anche se lui era un fiore 
E non poteva muoversi
Era come se lui
Stesse ballando
Sentiva tutta la natura 
Vicina 
Al suo piccolo
Piccolo invisibile cuore.

FINE


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